LA VERITA' DELL'11 SETTEMBRE 2001 2 PARTE

28.04.2013 16:43

 

 

E facciamo parlare Raul Mahajan,l’estensore reale del progetto.

[Rahul Mahajan]

Rahul Mahajan è uno degli estensori ed uno dei più convinti soste nitori dell’ US Space Command.

Continua il progetto

“….Lo scopo dello“scudo di difesa missilistica”in altre parole,non è scoraggiare al tri paesi dal lanciare un primo attacco contro gli Stati Uniti.Il suo sco po è di pre venire la capacità di altri paesi di scoraggiare gli Usa dal lanciare un primo attacco contro di loro.Il maggiore impedimento alla realizzazione di que sto programma operativo è che sarà estremamente costoso.Secondo un esperto, richiederà ai contribuenti americani almeno mille miliardi di dolla ri ……”La dif ficoltà di addomesti care gli Americani e il Congres so era la ragione principale dell’affermazione nel documento del PNAC che il desiderio di trasformazione richiederà un tempo mol to lungo in assenza di un qualche evento catastrofico catalizzato re come una nuova Pearl Harbour.

Nell’omettere menzione di questo progetto per raggiungere il do minio globale,la Commissione sull’11 settembre ha dimenticato un progetto così grande che alcu ni di coloro che lo appoggiano, possiamo immaginare,potrebbero essere capaci di concepire un attacco che costasse la vita a migliaia di Americani,se un tale at tacco sembrasse necessario ad ottenere adeguati fondi per il pro getto.Donald Rumsfeld,come abbiamo visto,era un membro del P NAC mentre questo documento ve niva prodotto.Presiedeva an che la”Commission to Assess US Natio nal Security Space Mana gement and Organization [“Com missione per Stabilire l’Organiz zazione e Gestione della Sicurezza Spaziale Usa”,nda].Il compito di questa Commissione,comunemente chiamata la“Commissione Rumsfeld”era di fare proposte ri guardanti lo US Space Comman d.Dopo avere fatto varie proposte che“incrementassero la asim metria tra le forze statunitensi e quelle di altre potenze militari”il rapporto della Commissione Rumsfeld affermava che,poiché le sue proposte sarebbero costate molti soldi e avrebbero richiesto una significativa riorganizzazione,avrebbero probabilmente in contrato una forte resistenza.Ma tale rapporto,che fu pubblicato il 7 gennaio 2001 dice anche:La questione è se gli Stati Uniti sa ranno abbastanza saggi da agire responsabilmente e abbastanza presto da ridurre la vulnerabili tà spaziale statunitense.O se,come in passato,un attacco invali dante contro il paese e la sua gente, una “Pearl Harbour Spaziale”sarà il solo evento capace di galva niz zare la nazione e far agire il governo.Nel parlare di una Pearl Harbour spaziale il rapporto intendeva un attacco contro i suoi satelliti militari nello spazio.Gli attentati dell’11 settembre non erano ovviamente di questa natura. Ma è comunque interes sante che,solo pochi mesi dopo che il PNAC aveva pubblicato le sue affermazioni su“una nuova Pearl Harbour”,anche la Commissione Rumsfeld facesse notare che un attacco tipo Pearl Harbour potesse essere necessario per“galvanizzare la nazione.”Quando arrivò la nuova Pearl Harbo ur,Rum sfeld,nominato segretario alla difesa,era nella posizione di ottenere più denaro per lo US Space Command.Davanti alle telecamere,lo stesso 11 settembre, Rum sfeld disse al Senatore Carl Levin,allora presidente del”Senate Armed Services Committee”[Comitato del Senato per le Forze Armate,nda]: Senatore Levin,lei e altri democratici nel Congresso avete espresso la paura che,semplicemente,non avete abba stanza denaro per i grandi incrementi di fensivi che il Pentagono cerca,specialmente per la difesa missilistica...Un evento del genere la convince che esiste un'emergenza in questo paese tale da far aumentare la spesa difensiva,se necessario da immettere come Sicurez za Pubblica,per pagare le spese difensive?

Fatto sta il giorno stesso dell’attentato Donald Rumsfeld rivolgendosi al sena tore democratico Levin asserì che il desiderio di trasformazione richiederà un tempo molto lungo in assenza di un qualche evento catastrofico catalizzatore come una nuova Pearl Harbour

Naturalmente una coincidenza non prova la complicità.

 

[Carl Levin]

Il Pentagono,che sino ad allora era stato sotto la guida di Rum sfeld per quasi sette mesi,non era riuscito a prevenire gli attacchi aerei contro il World Trade Center e il Pentagono stesso.Ora, quel la stessa sera,Rumsfeld stava usando la riuscita di quegli attentati per ottenere dal Congresso più denaro per il Penta gono e,in parti colare,per lo US Space Command.Si potrebbe pensare che que sta coincidenza piuttosto significativa avrebbe catturato l’attenzio ne della Commissione sull'11 settem bre,per ché suggerisce che il segretario alla difesa potrebbe non aver vo luto prevenire que sta “nuova Pearl Harbour”.Ma il rappor to della Commissione, cen trato esclusivamente sui terroristi di al-Qaeda, non fa menzio ne di questa possibile motivazione.L'11 settembre Rumsfeld non era, inoltre,la sola persona incaricata di questioni militari altamente impegnata nel promuovere lo US Space Command.Un altro è il Generale Ralph E.Eberhart,at tualmente alla testa dello US Space Command,che è anche il comandante del NORAD.Il Generale Ri chard Myers,ex comandante dello US Space Command, l’11 set tembre era il presidente di turno del Joint Chiefs of Staff [Consi glio di Stato maggiore].Una Commissione veramente”indi penden te”e“imparziale”a vrebbe sicuramente commentato la significa tiva coincidenza che tre degli uo mini incaricati della risposta militare all’11 settembre erano apertamen te dei soste nitori dello US Space Command,che le forze armate Usa sotto il loro con trollo non sono riuscite a prevenire tali attentati,e che uno di questi uomini ha sfruttato il successo degli attacchi per ottenere miliardi di dollari per questo ramo delle forze armate.Natural mente una coincidenza non prova la compli cità.A volte, quan do eventi coincidono in maniera improbabile, una coincidenza è proprio il si gnificato giusto di tale termine;semplicemente”coincidenti”. Co munque è ben noto che dopo un crimine la prima domanda da porsi è“cui pro dest?”,“a chi giova?”. Una Commissione veramente indipendente avrebbe come minimo proceduto con l’assunzione che Rumsfeld,Myers ed Eberhart do vevano essere considerati dei possibili sospetti, che le cui azioni di quel giorno andavano rigorosamente investiga to.Invece le testimonianze di questi tre uomini furono trattate come indiscutibili fonti di verità su quanto è veramente suc cesso,nonostante,come vedremo poi,le contraddizioni nei loro racconti.

Il piano per attaccare l’Afghanistan

I critici hanno asserito che un'altra possibile motivazione da parte dell’ammini strazione Bush era il suo desiderio di attaccare l’Af ghanistan per sostituire i Taliban con un governo amico degli Sta ti Uniti allo scopo di promuovere gli o biettivi economici e geo po litici americani.La Commissione sull’11 settembre ri conosce che la guerra statu nitense in Afghanistan,iniziata il 7 ottobre,meno di un mese dopo l’11 settembre,era una guerra volta a produrre un “cambio di regime”.Secondo la Commissione, però,gli Stati Uniti volevano un cambio di re gime perché i Tali ban,oltre ad essere incapaci di portare una pace che termi nasse la guerra civile,per petravano abusi dei diritti umani e fornivano un ri fugio sicuro ad al-Qaeda.Limitando le motivazioni degli Stati Uniti a queste,co munque,la Commissione ignora prove abbon danti che le ragioni erano più complesse,più interessate e più ambiziose.Al centro di queste motivazioni vi era il desiderio di permettere la costruzione di un oleodotto multi miliardario da parte di un consorzio chiama to CentGas(Central Asia Gas Pipeline) formato dal gigante Usa del petrolio"Unocal".Il tragitto previsto avrebbe portato olio e gas dal la regione interna del Caspio,con le sue enormi riserve,al mare at tra verso Afghanistan e Pakistan.Nel 2001 i Taliban erano percepi ti come un osta colo a questo progetto.

E affrontiamo ora il rapporto tra i taliban e gli Stati Uniti e trove remo-nuova mente-delle stranezze,da imperialismo spregiudicato e sanguinario.I Taliban erano inizialmente appoggiati dagli Stati Uniti assieme all’ISI papista no.Il progetto dell’oleodotto era diventato l’argomento cruciale in quello che Ahmed Rashid nel 1997 chiamò“il nuovo grande gioco”.Un argomento di que sto gioco era chi avrebbe costruito l’oleodotto:il consorzio Cent Gas,dominato dalla Unocal,o l'argentina Bridas Corporation. L’altra questione era quali paesi avrebbe attraversato il trac ciato.Gli Stati Uniti promuovevano la Unocal e ap poggiavano il suo piano di costruire il tracciato attraverso Pakistan e Afgani stan,dal momento che questo percorso avrebbe evitato sia l’Iran che la Rus sia.Il maggiore ostacolo a questo piano era la guerra civile che andava avanti in Afghanistan sin dal ritiro dell’Unione Sovietica nel 1989.Nei tardi anni'90 il governo Usa appoggiava i Taliban sulla base della speranza che fossero ca paci di unificare il paese attraverso la loro forza militare e fornire un governo sta bile.Il trait d’union tra i taliban e gli Usa era proprio il famigerato e l’attuale araba fenice:Obama bin laden,la cui famiglia araba saudita era intima della fa miglia Bush,famiglia che era proprio fi nanziata dal genitore dell’attuale araba fenice:un qualcosa che sembra concretizzarsi ma che man mano che si avvicina si vola tilizza!Ecco cos’è l’invenzione bin Laden con cui tutti i terroristi inter nazionali-cioè i vari governi occidentali-continuano a pren derci in giro.

 

La centralità di tale questione è mostrata dal titolo che lo scrittore Rashid ha dato a due dei suoi capitoli:“Romancing the Taliban,The Battle for the Pipelines” [“Corteggiando i Taliban:la battaglia per gli 'oleodotti”]In particolare, ri guardo gli Stati U niti,Rashid dice che“la strategia sugli oleodotti è stata la forza trainante dietro l'interesse di Washington per i Talebani. ”Comunque,seb bene la Commissione Kean-Zelikow citi diverse volte i ben noti libri di Rashid, non fa riferimento al la sua discus sione sulla centralità degli oleodotti nelle prospettive di Washin gton.Dalla lettura del rapporto della Commissione,infat ti,non si sospetterebbe mai che la“guerra de gli oleodotti”-così venne chia ma ta-fosse una grande preoccupazione per gli Stati Uniti.Il pro getto dell'oleodot to in generale e la Unocal in particolare sono menzionati in un solo paragra fo(insieme alla nota che lo accom pagna).E qui la Commissione suggerisce che il Dipartimento di Stato Usa era interes sato al progetto dell'oleodotto della U nocal solo in quanto“la prospettiva di condividere i profitti dell'oleodot to poteva attirare i leader delle fazioni ad un tavolo di discussio ne”.Gli Stati Uniti,in altre parole,guardavano al progetto dell'oleo dot to solo come a un mezzo di pa ce!!!!Questa poteva in effetti essere la visione di alcuni dei par tecipanti ameri cani.Ma la spe ranza dominante entro la Unocal e il governo Usa era che i Tali ban portassero la pace sconfiggendo i loro oppositori,prima di tutti Ahmad Shah Masood,dopo di che il governo Usa e le Nazioni Unite avrebbero ricono sciuto i Taliban come governo dell'Afgha nistan,che quindi avrebbe consentito alla Unocal di otte nere i prestiti di cui ave va bisogno per finanziare il progetto.

[Ahmad Shah Masood]

Al contrario il rapporto della Commissione suggerisce che né il governo Usa né la Unocal presero la parte dei Taliban nella guerra civile.La Commissione ci dice che Marty Miller,incaricata del progetto per la Unocal,“negò di lavorare esclusivamen te con i Taliban e ci disse che la sua compagnia mirava a lavorare con tutte le fa zioni afgane per giungere alla necessaria stabilità per procedere col progetto”.Co me è spesso il caso,il“preciso lavoro investigativo”della Commissione consi ste principalmente nell'intervistare le persone e registrarne le risposte.Se la Commis sione avesse consultato“Ghost Wars”di Steve Coll,che la stessa Commissio ne cita altrove,avrebbe saputo che sebbene“Marty Miller insisteva pubblicamente che la Unocal era rimasta”fana ti camente neutrale”riguardo alla politica afgana,”in realtà“Marty Miller e i suoi colleghi speravano che la presa di Kabul da parte dei Taliban accelerasse i loro negoziati per l'oleodotto.”Coll si riferisce qui al set tembre del 1996,quando i Taliban,ampiamente finanziati da Pakistan e Arabia Saudita, presero Kabul,la capitale, forzando Masood alla fuga.Appena ciò accadde,ri porta Rashid,un dirigente della Unocal“disse alle agenzie stampa che il progetto dell'o leodotto sarebbe stato più facile da implementare ora che i Taliban avevano preso Kabul.”Veniamo qui lasciati a domandarci se la ricerca della Commissione Kean-Zelikow lasciò deliberata mente da parte informazioni che non si adattavano alla sua versio ne.

C'è un problema simile con l' affermazione della Commissione sulla neutralità Usa. La Commissione dice categoricamente che “i diplomatici Usa non favorivano i Taliban rispetto alle fazioni rivali ma erano semplicemente decisi a dare loro una pos sibilità”.Le interviste sono ancora il solo supporto offerto.Se la Commissione avesse consultato su questo argomento il libro di Rashid,avrebbe letto che gli Stati Uni ti“accettarono l'analisi dell' ISI...che una vittoria dei Taliban in Afganistan a vrebbe reso il lavoro della Uno cal molto più facile.”Rashid riporta anche che“entro poche ore dalla presa di Kabul da parte dei Taliban”,mentre gran parte del pae se rimane va ancora sotto il controllo delle altre fazioni,“il Di partimento di Stato Usa annun ciava che avrebbe stabilito relazio ni diplomatiche con i Taliban.”La man canza di neutralità Usa è si milmente dimostrata da Steve Coll,che dice“il Dipartimento di Sta to aveva fatto proprio il programma della Unocal”,che significa, naturalmente, l'appoggio ai Talebani.Rashid,riassumendo la situa zione,afferma che“l'alleanza U sa-Unocal appoggiava i Taliban e voleva una loro vittoria totale,sebbene gli Usa e la Unocal affer massero di non averli favoriti in Afghanistan.”Al contrario la Com missione Kean-Zelikow ci dà affermazioni di pubbliche relazioni di alcuni degli atto ri Usa e della Unocal,ripetute in recenti inter viste,come storia autentica.Perché è importante puntualizzare questa distorsione?Perché il ritratto fatto dalla Commissione sugli interessi Usa in Afghanistan suggerisce che gli Stati Uniti non avessero bassi interessi materiali o imperialistici nell'area,il gene re di interessi che potrebbe portare un governo a escogitare un pretesto per entrare in guerra.La ques tione diventa più im por tante se arriviamo al punto della storia in cui gli Sta ti Uniti giungono a pensare ai Taliban come ad un ostacolo più che ad un veicolo del pro getto di oleodotto Unocal-CentGas.Nel luglio 1998, i Taliban,dopo avere fallito nel 1997 la presa della città setten trionale di Mazar-i-Sharif,finalmente hanno successo,otte nendo il controllo di gran parte dell'Afghanistan,incluso l'intero tracciato dell'oleodotto. Dopo questa vittoria,immediatamente Cent-Gas annuncia che era “pronta a procedere.”Poco dopo,però, le amba sciate Usa in Kenya e Tanzania ven gono fatte esplodere portando gli Stati Uniti a lanciare un at tacco con missili crui se contro i campi di Osama bin Laden in Afganistan.Questi eventi e i relativi svilup pi portano la Unocal a ritirarsi da CentGas convinta che l' Afghanistan sotto i Taliban non avrebbe mai avuto la pace e la stabilità necessarie al progetto.Rashid, fi nendo il suo libro a metà del 1999,scrisse che l'amministrazione Clinton aveva spo stato il suo appoggio per l'oleodotto al percorso dall'Azerbai jan alla Turchia attra verso la Georgia,aggiungendo che“ad oggi nessuno vuole toccare l' Afganistan e i Taliban.”Co munque, quando l'amministrazione Bush andò al potere,decise di da re ai Taliban un'ultima chance.Quest'ultima possibilità si presentò in un incontro di 4 giorni a Berlino nel luglio 2001,che andrebbe men zionato in ogni re soconto realistico di come si arrivò alla guerra in Afganistan.Secondo il rappresentante pakistano a questo incontro,Niaz Naik,i rappresentanti Usa,cercando di convincere i Taliban a dividere il potere con fazioni amiche degli Usa,dissero:“O accettate la nostra proposta di un tappeto d'oro o vi seppelliremo sotto un tappeto di bom be”Naik disse che gli fu detto dagli americani che “le azioni militari contro l' Afgha nistan sarebbero iniziate prima che la neve cominciasse a cadere sull'Afghani stan,al massimo per la metà di ottobre.”L'attacco Usa all'Afghanistan iniziò di fatto il 7 ottobre,appena i militari poterono essere pronti do po l'11 settembre.

[Niaz Naik]

La discussione-secondo la Commissione sull'11 settembre-su ciò che emerse in luglio è molto più moderata.Alcuni membri dell'am ministrazione Bush,ci viene detto,si stavano“muovendo verso l'ac cordo che un ultimo sforzo dovesse essere fat to per convincere i Taliban a cambiare posizione e dopo,se fosse fallito...gli Stati Uni ti avrebbero provato un azione nascosta per rovesciare i Taliban dall'interno”. Non c'è menzione di Niaz Naik o dell'incontro di Ber lino.La citazione della Commis sione sul fatto che gli Stati Uniti volevano che i Taliban“cambiassero posizione”, non menziona che questo cambio non riguardava semplicemente un cambio ri spetto ad Osama Bin Laden ma anche l'unirsi ad un“governo di unità”che permet tesse al progetto Unocal di andare avanti.Né la Commissione cita l'affermazione di ufficiali Usa che,se i Taliban avessero rifiutato,gli Usa avrebbero usato la forza mi litare (non semplicemente un'azione segreta).Eppure tutte queste informa zioni erano disponibili in libri e articoli di giornale che lo staff della Com missione do vrebbe essere in grado di individuare.In ogni caso,vi era ulteriore prova,ignorata dalla Commissione,che la guerra Usa contro i Taliban era legata molto più al progetto dell'oleodotto che all'11 settembre.Per il solo fatto che l'inviato speciale del Presidente Bush in Afghanistan,Zalmay Khalizad(ci tato in precedenza come mem bro del PNAC)e il nuovo Primo Mi nistro Hamid Karzai,erano stati in precedenza nel libro paga della Unocal.Come scrive Chalmers Johnson:“La continua collaborazio ne di Khalizad e Karzai nell'Afghanistan del dopo 11 settembre suggerisce forte mente che l'amministrazione Bush era e rimane interessata in quella regione al petrolio quanto al terrorismo.”Per di più più,già il 10 ottobre il Dipartimento di Sta to Usa aveva infor mato il Ministro per il Petrolio del Pakistan che,“dati i recenti svi luppi geopolitici,”la Unocal era nuovamente pronta a proseguire il progetto dell'leodotto.Infine,come dice uno scrittore israe liano :“Se si guarda alla mappa delle grandi basi americane create,si rimane colpiti dal fatto che è completamente identica al tragitto del progettato oleodotto verso l'Oceano Indiano.”C'è per ciò considerevole evidenza che,nelle parole di Chalmers John son,“l'appoggio per [il doppio oleodotto per gas e petrolio dal Turkmenistan verso sud attraverso l' Af ghanistan sino alla costa del Pakistan sul Mare Arabi co]sembra essere stato un argomen to importante nella decisione dell'amministrazione Bush di attaccare l' Af ghanistan il 7 ottobre 2001”,osservazione che John son fa al di là di ogni accusa che l' amministrazione Bush abbia orchestrato gli attacchi dell'11 settembre.Ma la Commissione sull'11 settembre non cita neppure il fatto che molta gente condivi da la visione di Johnson secondo cui la guerra Usa in Afghanistan era motivata da una preoccupazione maggiore di quelle menzio nate dalla Commissione stessa. Questa grave preoccu pazione, inoltre,“non era solo di fare soldi”,suggerisce John son,“ma di stabilire una presenza americana nell'Asia centrale.”Prova di ciò è da ta dal fatto che gli Stati Uniti oltre a stabilire basi a lungo termine in Afghanistan, a vevano raggiunto accordi,entro un mese dall'11 settembre,per basi a lungo ter mine in Pakistan, Kyrgyzstan e Uzbekistan.Si può vedere che gli Stati Uniti stanno portando avanti il consiglio espresso da Zbigniew Brzezinski nel suo libro del 19 97 The Grand Chessboard:American Primacy and Its Geostrategic Imperatives [La Grande Scacchiera:il Primato America no e i suoi Imperativi Strategici,],in cui ritrae l'Asia Centrale,con le sue vaste riserve petrolifere,come la chiave per il potere mondiale.Brzezinski,che era stato Consi gliere per la Sicurezza Nazionale nel l'am ministrazione Carter,ipotizzava che l'America,per continuare il suo continuo “pri mato”debba assumere il controllo di que sta regione.L'uso dell'11 settembre da parte dell'amministrazione Bush per stabilire basi in diversi paesi in questa regione costituisce un passo essenziale in quel la direzione.Nel rapporto della Commis sione sull'11 settembre non vi è traccia di questo sviluppo.Gli Stati Uniti volevano semplicemente fermare la guerra,far ter minare gli abusi dei diritti umani da parte dei Talebani e prevenire che l'Afghanistan venisse usato come il paradiso dei ter roristi.Nel mondo della Commissione Kean-Zelikow,gli Stati Uniti non hanno mag giori ambizioni.L' aver omesso il libro di Brzezinski costituisce inoltre l'omissione di un precedente suggerimento del fatto che fosse utile una nuova Pearl Har bour.Brzezinski,avendo sostenuto che la“attuale finestra di opportunità storica per il costruttivo sfruttamento da parte dell'America del suo potere globale potrei be dimostrarsi relativamente breve”,si lamenta del fatto che l'opinione pubblica a mericana potrebbe non volere usare il suo potere per scopi imperialistici.

Secondo l'analisi di Brzezinski il problema è che:L'America è troppo democratica a casa per essere autoritaria all’estero.Ciò limita l'uso del potere americano e spe cialmente la sua capacità di intimidazione militare…Il sacrificio economico(cioè le spese per la difesa)e umano(perdite,persino tra soldati professionisti)richiesti in questo sforzo non sono congeniali agli istinti democratici.La democrazia è nemica della mobilitazione imperiale.Brzezinski suggerisce comunque che questa debo lezza democratica possa essere superata.Avendo detto che“la ricerca del potere non è uno scopo che muove la passione popolare,”aggiunge poi:“eccetto che in condizioni di improvvisa minaccia o sfida al senso di sicurezza nazionale del pub blico.”Ciò che renderebbe l'opinione pubblica americana disposta a fare un sacri ficio economico e umano necessario alla“mobilitazione imperiale”,suggerisce,sa rebbe“una minaccia esterna diretta,veramente massiccia e ampiamente percepi ta”.Questo passaggio,verso la fine del libro,è parallelo ad un precedente passo nel quale Brzezinski dice che il pubblico era disposto ad appoggiare“largamente l'impegno dell'America nella Seconda Guerra Mondiale a causa dell'effetto shock dell'attacco giapponese su Pearl Harbour.”Una nuova Pearl Harbour avrebbe di conseguenza permesso all'America di assicurarsi il suo continuo primato tramite l'assunzione del controllo dell'Asia Centrale.Nel decidere quali eventi appartenes sero alla categoria di“eventi riguardanti l'11 settembre”,intendendo eventi rilevan ti nel capire perché e come gli attentati avvennero,la Commissione ha deciso di includere l'affermazione di Osama Bin Laden del 1999 che i Musulmani dovrebbero uccidere gli Americani.Ciò fu considerato ovviamente rilevante.Ma la Commis sione sull'11 settembre non ha incluso il suggerimento di Brzezinski del 1997 che una nuova Pearl Harbour avrebbe pungolato gli Americani ad appoggia re l'au mentata spesa militare necessaria a supportare la mobilitazione imperiale,anche se la Commissione puntualizza che l'11 settembre ebbe esattamente il risultato predetto da Brzezinski,quando essa dice che la nazione ha destinato enormi risorse alla sicurezza nazionale e a contrastare il terrorismo.Tra l'anno fiscale 2001,l'ultimo budget adottato prima dell'11 settembre,e l’anno fiscale 2004,la spesa totale fe derale per la difesa(incluse le spese per Iraq e Afghanistan),la sicurez za nazionale e gli affari internazionali,è cresciuta di più del 50 %,da 345 miliardi di dollari a circa 547 miliardi.Gli Stati Uniti non hanno visto una così rapida crescita nella spesa per la sicurezza dai tempi della guerra di Korea.Ma i membri della Commissione han no evidentemente pensato che fosse un passo troppo grande chie dersi quale motivazione potesse essere dedotta da questo effetto.Vediamo ancora una volta che l'indiscussa assunzione della Commissione che gli attentati dell' 11 settembre furo no pianificati ed eseguiti interamente da al-Qaeda sotto la guida di Osama bin La den ha determinato in anticipo la sua selezione di quali eventi fossero“eventi ri guardanti l'11 settembre”.In linea con quest'assunzione,la Commissione sull'11 settembre ci ha dato una raffigurazione estremamente sempli cistica delle motiva zioni Usa dietro l'attacco all'Afghanistan.La Commissione ha in particolare omes so tutti quei fatti che suggeriscono che l'11 settembre fu più il pretesto che il fon damento per la guerra in Afghanistan.(14)

Ma nella storia degli Stati Uniti non è la prima volta che gli americani si sono auto colpiti per raggiungere le loro mire di dominio mondiale incontrastato.Andiamole perciò a ricordare,partendo dall’incidente di Pearl Harbour tanto citato dal crimina le staff presidenziale.Non è la prima volta che si costruisce un pretesto per comin ciare una conveniente guerra.Lo fa dalla nascita dell’Unione con il genocidio dei pellerossa-i veri abitanti di quei territori-e sempre per espandere la propria influen za così come sancita dalla Costituzione polibiana,che asserisce che senza espan sione non può esservi vita per loro.

GLI ALTRI PRECEDENTI

L'America ha un brutto vizio.A quanto pare entra sempre nelle guerre per lei più convenienti,e sempre con la stessa dinamica(vigliacco attentato immoti vato-di chiarazione di guerra),che le garantisce anche di mantenersi la co scienza pulita e di conservare la reputazione di"paese buono"mentre inva de,ruba e distrugge.E questo accade da parecchio tempo.Ma ce ne stiamo co minciando ad accorgere solo ora.Piccolo riassuntino dei precedenti e conve nienti"attentati inventati.

Cuba e l'affondamento della U.S.S. Maine.

La storia degli Stati Uniti come potenza planetaria comincia alla fine del XIX seco lo,con la breve ma importantissima guerra ispano-americana del 18 98,nella quale gli Stati Uniti tolsero alla Spagna il controllo su Cuba e Portori co nell'Atlantico,e su Guam e Filippine nel Pacifico.Buona maggioranza degli storici ormai concorda sul fatto che tale guerra fu scatenata da un pretesto il cui artefice fu lo stesso futuro presidente degli Stati Uniti,Theodore Roosevelt. Al tempo Ministro della Marina, Roosevelt già da tempo aveva preparato l'inva sione navale dell'isola,ed attendeva solamente una scusa per entrare in azio ne.Questa scusa fu provvidenzialmente fornita da una improvvisa esplosione a bordo dell'incrociatore U.S.S.Maine,che af fondò in pochissimo tempo por tando con sé più di duecento marinai americani,del tutto ignari di ciò che sta va accadendo.Gli Stati Uniti accusarono immediatamente gli spagnoli di aver piazzato una mina a bordo,e nonostante questi negassero o gni responsabili tà,e chiedessero invece una commissione mista per indagare sul le vere cause dell'affondamento,gli USA dichiararono sbrigativamente guerra e l'attacco eb be inizio.In poco tempo l'intera flotta navale spagnola fu affondata,e gli sconfit ti furono costretti ad andare ai trattati di pace di Parigi senza poter porre al cuna condizione.Fu così che persero praticamente tutto quello che restava loro del potente impero marittimo,le cui origini risalivano ad dirittura ai tempi di Cri stoforo Colombo.Roosevelt approfittò poi della vittoriosa campagna di guerra per farsi fotografare in tutte le pose in sella al suo cavallo preferito,riu scendo così a conquistarsi-grazie alla complicità degli"yellow papers"di Pulit zer(i tabloid dell'e poca)-una notorietà sufficiente a vincere con facilità le sus seguenti elezioni presidenziali.Una speciale commissione d'inchiesta america na avrebbe poi stabilito,nel 1987,che in realtà gli spagnoli non ebbero alcuna responsabilità nell'attentato,ma che l'esplosione sarebbe avvenuta"a causa di esplosivi stivati troppo vicino alle caldaie".Una spiegazione ridicola,ovviamen te,ed un modo tanto ipocrita quanto tardivo per chiedere scusa alla Spagna-e soprattutto alla Storia-senza ammettere la propria colpa.

Lusitania e I Guerra Mondiale.

Curiosamente,fu sempre l'affondamento di una nave,il Lusitania,a dare agli Sta ti Uniti un motivo per scendere in campo,al fianco di Francia e Inghilterra, con tro l'Impero Germanico nella prima Guerra Mondiale.La nave,che batteva ban diera britannica,viaggiava da New York a Liverpool con oltre mille e due cento passeggeri,di cui 123 americani,e pare trasportasse anche un carico segreto di armamenti desti nati all'Inghilterra.La nave fu colpita il 15 Maggio 1915 dai si luri degli U-Boat tede schi al largo dell'Irlanda,e affondò in soli 18 minuti.Non si salvò nessuno.Questo incidente causò un'escalation che portò in breve tem po il presidente americano Wilson a dichiarare guerra alla Germania.Ufficial mente non si è mai saputo perchè i tedeschi abbiano deciso di colpire la nave, ma si sospetta che la notizia degli armamenti"segreti"sia stata fatta filtrare ap positamente fino a loro,in modo da "incentivare"il loro già latente desiderio di interrompere i rifornimenti americani con una preda particolarmente succulen ta.

Golfo del Tonchino e Guerra in Vietnam.

E fu sempre una nave americana,la U.S.S. Maddox,che fu presa di mira da si luri vietnamiti,nel Golfo del Tonchino,a provocare la rapida escalation che por tò Lindon Johnson,nel luglio 1964,a dichiarare guerra al Viet-Nam del Nord.Ma lo stesso McNamara,allora Segretario della Difesa,ha riconosciuto in una recente intervista che si trattò di una plateale messinscena.Fino ad allora infat ti l'appoggio militare statunitense,iniziato sotto la presidenza Kennedy,era sta to puramente esterno.La lunga e tormentata guerra,che costò agli Stati Uni ti circa 60.000 morti,si sarebbe rivelata la prima ed unica sconfitta militare ameri cana nella storia.

Pearl Harbour e II Guerra Mondiale

“ …e mentre sto parlando a voi,madri e padri,vi do un’altra assicurazione.L’ho già detto altre volte,ma lo ripeterò all’infinito.I vostri ragazzi non verranno man dati a combattere nessuna guerra straniera...potete quindi definire qualsiasi di scorso sull’invio di eserciti in Europa come pura menzogna”. F.D. Roosevelt

 

Durante l'attacco da parte dei giapponesi,gli americani persero più di tremila uomini e una dozzina di preziose navi da guerra,che risultarono completamen te distrutte dall'incursione dei kamikaze.Gli americani infatti non si aspettava no minimamente di essere attaccati,e molti marinai morirono mentre ancora stavano pren dendo il sole sulla tolda delle loro navi.Le stesse navi poi erano disposte l'una die tro l'altra,in due file parallele(vei foto sotto) e ciò si tradusse per i caccia giappo nesi in un vero e proprio tiro al bersaglio ad occhi chiusi.

L'"infamia"subita fu sufficiente a giustificare,agli occhi della popolazione ame ricana,un ingresso in guerra che li avrebbe poi portati a stabilire il controllo su gran parte di quella fetta di mondo.Solo molti anni più tardi,gli storici hanno cominciato a portare alla luce dei fatti che dipingono un ben diverso ritratto di quella storica giornata.Sei mesi prima dell'attacco,inspiegabilmente,gli alti comandi di Washington avevano fatto ritirare i radar della difesa aerea del por to,mentre era stata sospesa ogni attività di decodifica delle comunicazioni ra dio dei giapponesi sulla costa opposta.Lo stato di apparente sicurezza aveva poi indotto i comandanti delle navi ad assumere la posizione di allineamento descritta sopra,che è conosciuta come una classica posizione di pace.Si seppe invece in seguito che Roosevelt aveva parlato personalmente con Yama moto,il quale lo aveva chiaramente minacciato di attaccare la sua flotta a Pearl Harbour,almeno una settimana prima che ciò accadesse.Quando infine,la mat tina del 7 Dicembre,la notizia che i giapponesi stavano puntando su Pearl Har bour giunse a Washington,si innescò una stranissima sequenza di intoppi,ma lintesi e ritardi,che fece sì che l'allarme per i marinai arrivasse al porto quando i primi caccia erano già in vista delle navi.Tra i disguidi più curiosi,ricordiamo che la stessa dichiarazione di guerra,regolarmente consegna ta quel mattino dagli ambasciatori giapponesi al governo americano,rimase a lungo su un ta volo della Casa Bianca,a causa della improvvisa scomparsa del traduttore uffi ciale.E quando il messaggio di allarme finalmente partì per Pearl Harbour, do vette viaggiare sui vecchi fili del telegrafo,poiché risultò che i ponti radio con le Hawaii erano stati improvvisamente interrotti.Il messaggio fu infine con se gnato a mano,da un fattorino in bicicletta,quando ormai era troppo tardi.In con clusione,gli storici concordano ormai sul fatto che l'attacco a Pearl Har bour sia stato fortemente"voluto"(per dire un eufemismo)da parte degli ameri cani, che prima provocarono i giapponesi fino a farli cadere nella trappola,e poi fece ro di tutto per impedire che si potessero organizzare per difendersi.Evidente mente si volle una mattanza vera e propria,con le vittime ignare ed indifese, per scatenare nella popolazione quel tanto di indignazione in più che sareb be servito a giustificare l'entrata in guerra di un colosso come l'America con tro l'Impero del Sol Levante.Ricordiamo infine-anzi,anticipiamo,per chi ancora non lo sapesse-che dopo l'11 Settembre 2001 moltissimi politici ed altri impor tanti personaggi americani hanno definito quegli attacchi "la Pearl Harbour del 21 simo secolo"..

Riguardo allo storico attacco di Pearl Harbor,i libri di scuola,i film,i documen tari e tutti i reportage storici allineati alle versioni ufficiali ci hanno raccontato solo una verità di comodo.Attraverso i canali d’informazione istituzionali è sta to ripetuto fino alla nausea che nel 1941 un brutale attacco aereo giappone se a sorpresa an nientò la flotta americana del pacifico,lasciando sul campo mi gliaia di vittime inno centi.Tale versione dei fatti venne diramata dalla Casa Bianca allo scopo di scatenare l’indignazione del popolo americano.Da qui,a le gittimare la sua chiamata al fronte come un dovere morale,il passo è stato mol to breve.Sono passati molti anni da quel drammatico 7 dicembre 1941,ma la storia continua a riemergere inquietante,come il cadavere di un omicidio che non vuole affondare.Le numerose inchieste pubbliche e private condotte su Pearl Harbor sembrano infatti avere raccolto or mai sufficiente materiale pro batorio per ricostruire una volta per tutte,il vero corso degli eventi in questio ne.

La censura della storia

Il Giappone,contrariamente a quanto viene convenzionalmente accettato nella letteratura istituzionale didattica mondiale,venne deliberatamente provocato a reagire militarmente da F. D. Roosevelt in tutti i modi possibili.Tale strategia d’a zione fu definita nero su bianco nel riservatissimo piano McCollum uno scot tante documento che alcuni ricercatori storici sono riusciti a rendere di pubbli co dominio.Nel corso del tempo,sono infatti emerse numerose prove che dimo strano come i servizi dell’intelligence americana riuscirono a decriptare tempe stivamente tutti i piani dell’imminente attacco giapponese.La strage di Pearl Harbor quindi,poteva essere evitata e con essa naturalmente, anche la parteci pazione dell’America alla guerra.A confermarlo,ci sono persino le testi monian ze rese da alti ufficiali della marina  a mericana(come ad es. quella del l’ammi raglio Husband Kimmel o del tenente generale Richardson).Ed è proprio da questi ultimi infatti che è partita la“prima pietra dello scandalo”.Le loro versio ni sulla vicenda,sono oggi disponibili in molte dettagliatissime pubblicazio ni,a cominciare,da“Il giorno dell'inganno”di Robert B. Stin net(pluridecorato USA per il valore militare 42'- 46').

Pertanto,le fonti delle informazioni che sono alla base delle accuse contro Roo sevelt,non sono costituite(come qualcuno potrebbe pen sare)dalle malsane elu cubrazioni di estremi sti anti-americani,ma come anzidetto,proven gono direttamente dagli archivi militari USA e/ o dagli stessi ufficiali della marina che pre sta rono servizio durante la guerra del Pacifico.

Le ragionI di questa situazione per così dire“anomala”è in realtà molto sem plice da spiegare.Il piano McCollum caldeggiato da Roosevelt,ha rappresenta to un crimine commesso contro tutte le nazioni che poi sono state chiamate al le armi.Quindi la prima vittima di questa tipologia di complotti è sempre stata il popolo,non da ultimo,proprio quello americano,ammiragli compresi.Ecco per ché tra i cosiddetti“anti-americani”che si oppongono alla versione ufficiale su Pearl Harbor compaiono anche i nomi“ingombranti”di autorevoli studiosi e te stimoni a stelle e strisce.Molti di loro infatti,compresero perfettamente che il ve ro nemico della pace non veniva dal lontano Pacifico ma si annidava invece nella stessa America,tra i membri della Casa Bianca e quelli dei lussuosi uffici di Wall street.Di conseguenza,le generiche accuse di anti-americanismo rivolte contro chiunque cerchi di portare a galla la verità su Pearl Harbour risultano essere veramente fuori luogo.Viceversa,le prove contro il governo Roosevelt, pesano come un macigno che nessun perito della commissione ufficiale d’in chiesta è riuscito a smuovere di un millimetro.La flotta USA,avrebbe potuto tranquillamente essere messa in salvo,ma si fece l’esatto opposto,affinché mi gliaia di soldati ameri cani trovassero la morte sotto le bombe giapponesi. Perché?La risposta è tanto chiara quanto scandalosa.Il vero obiettivo di Roo sevelt era quello di creare il roboante casus belli di cui avevano bisogno i pote ri forti per coinvolgere la nazione americana nel conflitto.E dallo stesso mo mento in cui venne deciso che le navi da guerra USA,con tutto il loro carico umano sarebbero servi ti da esca,la base di Pearl Harbor venne deputata a questa funzione sacrificale.Quello che accadde do po fu solo la cronaca di una strage annunciata.Il Giappone quindi non solo si trovò a dover soppor tare le gravi azioni di provocazione messe in atto con il piano McCollum,ma venne anche“indotto in tentazione”dal lo stesso Roosevelt che“suggeri va”ai generali nipponici la soluzione della crisi con un colpo di mano.Come?Semplicemente“por gendo il fianco”della sua flotta al nemico.Le navi da guerra americane infatti vennero costantemente mantenute in zona di pericolo per ordine diretto del Presidente.Il comando giapponese fu così spinto a credere di dover approfitta re di un occasione irripetibile per cercare di vincere una guerra ormai inevitabi le contro il gigante americano.Ma cadde solo nella trappola…

Una regia occulta

Come verrà illustrato nel prosieguo,dietro le dinamiche degli eventi bellici è sempre possibile intravedere l'ombra cupa dei poteri forti,una realtà che emer ge sconcertante tutte le volte che si effettuano dei reali approfondimenti.In po chi ne parlano apertamente,ma sono solo questi a manipolare tanto il corso della storia quanto il mondo dell’informazione.Sono talmente potenti che pos sono permettersi il lusso di insabbiare tutti i loro crimini senza mai apparire co me primi attori.E le grandi inchieste ufficiali troppo spesso servono solo a ma nipolare l’opinione pubblica,mentre al contempo,le fonti d’informazione non controllate(come le piccole case editrici o i siti internet)vengono demonizzate e messe alla berlina nel circolo mediatico di più larga diffusione.

Come è cambiata l’America dopo Pearl Harbor

Prima del fatidico 7 dicembre 1941,l’88%della popolazione americana (sondag gio realizzato in America nel settembre 1940)era contraria a mandare i propri figli a morire per una guerra lontana e il signor F.D.Roosevelt,proprio come il si gnor W.Wilson,venne eletto Presidente grazie alla promessa che non avrebbe mai trascinato la nazione in un conflitto.Ecco infatti,cosa dichiarò pubblica mente ai suoi elettori F.D.Roosevelt:“…e mentre sto parlando a voi,madri e pa dri,vi do un’altra assicurazione.L’ho già detto altre volte,ma lo ripeterò all’infini to.I vostri ragazzi non verranno mai mandati a combattere nessuna guerra stra niera...

Ma nonostante queste buone dichiarazioni d’intenti volte solo ad accattivarsi il consenso di un America pacifista,il procurato attacco giapponese e il conse guente bagno di sangue di Pearl Harbor,provocarono una ondata emotiva tale che l’opinione pubblica americana mutò repentinamente atteggiamento,optan do,come cinicamente previsto,a favore dell’intervento militare.In sostanza, sen za un episodio come quello di Pearl Harbor,l’amministrazione americana non a vrebbe mai potuto trascinare il paese in guerra e il Presidente Roosevelt a vrebbe dovuto,“suo malgrado”,mantenere le promesse fatte alla nazione.

Il piano McCollum

Grazie al Freedom of Information Act promosso dal parlamentare USA John Moss,molti ricercatori indipendenti hanno potuto trovare accesso ad uno stra ordinario numero di documenti sulla guerra del Pacifico.Dallo studio accurato di questi è poi emersa tutta la verità sconcertante;Si viene così a sapere che già il 7 ottobre del 1940,nel quartiere generale della Marina di Washington, circolò un bollettino destinato a compromettere per sempre l’amministrazione Roosevelt nella premeditazione della guerra.Il dispaccio proveniva dall’ufficio dei servizi informativi ed era indirizzato a due dei più fidati consiglieri del Pre sidente,i capitani della Marina Walter S.Anderson e Dudley W.Knox.Al suo in terno recava la sottoscrizione in calce del capitano di corvetta Arthur H.McCol lum,un militare esperto dei costumi del“sol levante”.Quest’ultimo infatti,aveva trascorso diversi anni della sua vita in Giappone e ne co nosceva perfettamen te la cultura.Si poneva quindi come l’uomo adatto per studiare una strategia di provocazione.McCollum elaborò così un piano che prevedeva otto diverse mo dalità d’azione per ingaggiare una guerra con il Giappone.Il documento si com poneva di cinque pagine e in esso si faceva e splicito riferimento alla creazio ne di quelle condizioni che avrebbero costretto i giapponesi ad una reazione armata contro gli USA.Una volta che questa si fosse verificata,la nazione ameri cana si sarebbe ritrovata automaticamente impelagata nell’intero conflitto mon diale.Proprio ciò che volevano gli oscuri signori della guerra in doppiopetto e bombetta.La stipula del famoso patto tripartito(siglato a Berlino il 27 Settembre 1940),garantiva infatti alle forze dell’asse(Germania,Italia,Giappone)mutuo soc corso reciproco durante tutto il conflitto.Le operazioni da seguire per raggiun gere questo obiettivo sono quindi di seguito sinteticamente elencate:Accor darsi con la Gran Bretagna per l’utilizzo delle basi inglesi nel Pacifico,soprat tutto Singapore

Accordarsi con l’Olanda per utilizzare le attrezzature della base e poter ottene re provviste nelle Indie orientali olandesi(l’attuale Indonesia).Fornire tutto l’aiu to possibile al governo cinese di Chiang Kai-Shek.Inviare in Oriente,nelle Filip pine o Singapore,una divisione di incrociatori pesanti a lungo raggio.Spostare le due divisioni di sottomarini in Oriente.

Tenere la flotta principale degli Stati Uniti,attualmente nel Pacifico,nei pressi delle isole Hawaii.Insistere con gli olandesi affinché rifiutino di garantire al Giappone le richieste per concessioni economiche non dovute,soprattutto ri guardo al petrolio.Dichiarare l’embargo per tutti i commerci con il Giappone, parallelamente all’embargo dell’impero Britannico.

-Il bollettino McCollum delle otto azioni è stato scoperto da Robert B.Stinnett il 24 gennaio 1995 nella scatola n.6 di una speciale raccolta della Marina degli Stati Uniti,RG 38,Modern Military Record Branch degli Archives II.

Le altre prove del complotto

Ciò premesso,la versione ufficiale ha escluso comunque qualsiasi tipo di coinvolgimento del Presidente Roosevelt in un complotto contro le nazioni.Una conclusione“politica”che però non trova alcuno fondamento nella storia.Roo sevelt venne infatti complessivamente informa to del“pericolo”di un imminente attacco giap ponese da almeno ben otto fonti diverse.Inol tre,il 27 e il 28 novembre 1941,gli alti ufficiali a mericani ricevettero un ordine che la dice lun ga sulle vere intenzioni del governo Rooseve lt:“Gli Stati Uniti desiderano che il Giappone compia il primo atto diretto”.Un co municato questo che,stando alla testimonianza del ministro della guerra Henry L.Stimson venne emanato direttamente da Roosevelt(anche se in realtà,come verrà chiarito in seguito,Stimson cercò solo di scaricare tutti i dubbi e le om bre di cospirazione sul Presidente).Eclatante a tal proposito anche il messag gio scritto al Segretario di Stato Cordell Hull dall'ambasciatore americano a To kyo,Joseph Grew il 27 gennaio 1941.Nella riservatissima missiva che C.Hull si affrettò a distribuire ai servizi informativi(e quindi anche direttamente al Presi dente)si leggeva infatti a chiare lettere che in caso di guerra,Pearl Harbor sa rebbe stato il primo bersaglio.Ma ecco cosa affermava esattamente il testo del cablogramma in questione:“Un collega peruviano ha rivelato a un membro del mio staff di aver sentito diverse fonti,compresa una fonte giapponese che le forze militari giapponesi hanno progettato,in caso di problemi con gli Stati U niti,di tentare un attacco a sorpresa su Pearl Harbor impiegando tutte le struttu re militari a loro disposizione.Ha aggiunto inoltre che,sebbene il piano possa sembrare una fantasia,il fatto che lo abbia sentito da più parti lo ha indotto a passare l’informazione.-Grew”.E se come anticipato,l’intelligence USA era in grado di decriptare i messaggi in codice giapponesi già molto tempo prima di Pearl Harbor,il Presidente deve necessariamente avere conosciuto con largo anticipo,le modalità con cui sareb be avvenuto l’attacco a“sorpresa”giappo nese.

Al contrario,i comandanti del contingente americano direttamente interessato, e cioè l’ammiraglio Husband Kimmel e il tenente generale Walter Short,venne ro tenuti completamente all’oscuro di quanto stava realmente accadendo,on de evitare che potessero adottare le opportune contromisure(come ad es.recla mare uno spostamento della flotta in una zona più sicura).Il giorno dell’attacco infatti,nella base di Pearl Harbor non era stato neppure proclamato lo stato d’al lerta e le perdite umane furono spaventose.Si verificò così,proprio quella stra ge degli innocenti che serviva all’amministrazione americana per mobilitare l’in dignazione del popolo americano.Il bollettino di guerra fu straziante,sette navi da guerra affondate all’ancora,2273 morti-tra civili e militari-e 1119 feriti. Quan do vennero aperte le prime indagini nella commissione d’inchiesta del 1946,fu esclusa ufficialmente qualsiasi responsabilità diretta di D. F.Rosevelt sulla ba se dell’assunto che il Presidente non sarebbe mai venuto a conoscenza del piano McCollum.Tuttavia,esiste ormai un castello di prove che dimostra l’esat to opposto.E per fare maggiore chiarezza,basti dire che le perizie scientifiche svolte sul famoso protocollo hanno accertato la presenza delle sue impronte digitali su ognuna delle cinque pagine del piano.In un processo“normale”,tale materiale probatorio,sarebbe stato sufficiente a far condannare chiunque oltre ogni ragionevole dubbio.Roosevelt peraltro,ordinò di spostare buona parte del la flotta USA alle Hawaii proprio il giorno successivo alla divulgazione del sud detto bollettino e quindi in completa ottemperanza al piano McCollum.Tale di sposizione della Casa Bianca infatti,non poteva essere connessa ad alcun al tra strategia militare razionale se non quella della provocazione.

Le proteste degli alti ufficiali

Il trasferimento di preziose unità navali americane nelle acque del Pacifico ri sultò quindi talmente incomprensibile agli alti ufficiali di marina che prima di es sere accettato dovette scontrarsi con le animose proteste dell’ammiraglio Ric hardson qui di seguito riportate testualmente:“Signor Presidente,gli ufficiali più anziani della Marina non hanno la fiducia nella guida civile di questo pae se…”Richardson dimostrò risolutamente tutto il proprio disappunto,in quanto da buon ufficiale di marina,sapeva bene che stanziare la flotta nelle acque del le Hawaii sarebbe stato interpretato dal comando giapponese come un chiaro atto di ostilità,o meglio come i preparativi per un’aggressione.Proprio ciò che Richardson,per lealtà al suo paese avrebbe voluto evitare.Il documento pro grammatico di McCollum del resto,non lasciava dubbi di sorta circa le sue rea li finalità provocatorie.E in particolar modo alla lettera D,dove contemplava ad dirittura l’invio di navi da guerra americane nelle acque territoriali giapponesi o appena fuori di esse.Durante le riservatissime riunioni militari che si tennero al la Casa Bianca,Roosevelt infatti,si dimostrò irremovibile sulla necessità di por re in atto simili azioni.Non accettò mai alcuna obiezione o variazione del piano. E dopo avere programmato gli sconfinamenti della flotta americana sotto l’ap pellativo di“missioni a sorpresa”dichiarò espressamente:“Voglio semplice mente che sbuchino qua e là e che i giapponesi continuino a chiedersene la ra gione…Affermazioni queste che incontrarono anche le obiezioni degli altri alti ufficiali.L’ammiraglio Husband Kimmel ad esempio,quando venne posto di fron te all’ordine di condurre“missioni a sorpresa”per provocare i giapponesi si la sciò scappare la seguente affermazione:“E’una mossa sconsiderata e com pierla porterà alla guerra”.Ma quando l’ammiraglio Kimmel si rese conto che Roosevelt non aveva alcuna intenzione di tornare sui propri passi,preferì scen dere a compromessi e offrì la sua collaborazione all’unica condizione che fos se stato tempestivamente informato delle contromosse giapponesi.Il“dietro-front”di Kimmel venne quindi premiato con una promozione al grado di ammi raglio e con la nomina di comandante in capo della flotta del Pacifico.Chi inve ce,come l’ammiraglio Richardson,mantenne coraggiosamente la sua posizio ne,venne rimosso il 1 febbraio 1941 durante una importante riorganizzazione della Marina.Roosevelt ordinò infatti la suddivisione delle forze navali in due contingenti distinti,una flotta per l’Atlantico e l’altra per il Pacifico.Un’e scamo tage che gli consentì di liberarsi agevolmente degli ufficiali non allineati ai suoi programmi,e di prepararsi nello stesso tempo,ad affrontare un conflitto allar gato alla Germania.La registrazione degli ordini emanati direttamente da Roo sevelt nel periodo a cavallo tra marzo e luglio 1941 dimostra ancora più detta gliatamente quanto egli fosse realmente immischiato nel piano McCollum.Il Pre sidente diede disposizioni di sua iniziativa e persino contro il parere dei suoi più alti ufficiali per violare reiteratamente il diritto internazionale.Vennero quin di dispiegati gruppi navali militari operativi(in pieno assetto di guerra)al confi ne delle acque territoriali giapponesi allo scopo di compiere tre“missioni a sor presa”.Altri indizi inquietanti riguardo un diretto coinvolgimento del Presidente in una cospirazione provengono dallo stesso modo in cui vennero organizzati i servizi informativi.Le traduzioni dei messaggi in codice giapponesi ad esem pio,dovevano pervenire direttamente nelle sue mani o in quelle di soggetti da lui autorizzati.Tutte le intercettazioni militari e diplomatiche giapponesi gia de codificate arrivarono quindi alla casa bianca baipassando l’ammiraglio Kim mel,il comandante in capo della flotta nel Pacifico.In questo modo venne garan tita la massima segretezza possibile sulle reazioni di Yamamoto alle provoca zioni americane.Persino nei confronti dello stesso stato maggiore USA.E appe na le“missioni a sorpresa”ebbero inizio,le navi da guerra americane comincia rono a scorazzare intorno alle acque territoriali giapponesi arrivando ad insi diare perfino lo stretto di Bungo, ovvero l’accesso principale al Mar del Giap pone.Ne scaturì una crisi diplomatica che culminò con le proteste ufficiali del ministero della Marina giapponese.La lettera venne consegnata all’amba scia tore Grew di Tokyo,per denunciare quanto segue:“Nella notte del 31 luglio 19 41,le unità della flotta giapponese ancorate nella Baia di Sukumo(stretto di Bun go)hanno captato il suono di eliche che si avvicinavano da est.I cacciatorpe diniere della Marina giapponese hanno avvistato due in crociatori che sono scomparsi in direzione sud dietro la cortina di fumo accesa dopo che gli era stato intimato il chi va là…..Gli ufficiali della Marina ritengono che le imbarca zioni fossero incrociatori degli Stati Uniti”.

L’ombra dell’alta finanza dietro la programmazione della guerra

L’amministrazione americana non è mai stato il vero attore delle guerre-anche di quelle più recenti,ma solo una pallida comparsa.Il soggetto pubblico su cui riversare tutte le colpe.Le reali motivazioni che spinsero il Presidente Roose velt a catapultare il popolo americano in guerra,conducono inequivocabilmen te ad alcuni dei retroscena meno divulgati del secondo conflitto mondiale.Ecco ad esempio cosa è clamorosamente“sfuggito”agli storici della versione ufficia le:Nell’estate del 1940(prima dell’emanazione del protocollo McCollum),Roose velt elaborò un piano di politica estera volto ad isolare economicamente il Giap pone e le forze dell’asse con una serie di embarghi.Ma la circostanza quanto meno“anomala”,è che la Casa Bianca stava riservatamente operando al con tempo per garantire a questi stessi paesi nemici la scorta di risorse energeti che a loro necessarie per intraprendere una lunga guerra proprio contro gli Stati Uniti e i suoi alleati.Roosevelt scelse infatti di dare corso alle vere provo cazioni(del protocollo McCollum)solo quando il Giappone venne ritenuto in gra do di sostenere il conflitto.Pertanto,i giapponesi ricevettero tutto l’approvvigio namento di materie prime(in particolare il petrolio)di cui avevano bisogno per sino durante il proclamato embargo.Nei mesi di luglio e ottobre del 1940, in pie no regime di apparente isolamento economico del Giappone,il Call Bullettin di San Francisco-un giornale- fotografò degli operai sul molo del porto cittadino mentre stavano tranquillamente provvedendo allo stoccaggio di numerosi con tainer nelle stive di due navi da trasporto nipponiche.Si trattava della“Tasuka wa Maru”e della “Bordeau Maru”,entrambe,vennero caricate con ingenti quan tità di quel materiale ferroso di cui aveva fortemente bisogno l’industria pesan te Giapponese,un paese ritenuto ufficialmente ostile.Una volta terminate le ope razioni di carico,il naviglio prese il largo e fece rotta verso la madrepatria.Ma non si trattò solo di un caso isolato perché la scena era destinata a ripetersi in modo quasi surreale per tutto il 1940 e il 1941 persino dopo lo scoppio del con flitto.La vicenda in questione non era certo sfuggita ai servizi segreti americani che annotarono tutti gli spostamenti delle navi da trasporto giapponesi.E an che per quanto concerneva i rifornimenti di petrolio,la violazione delle restrizio ni avvenne in modo sistematico e del tutto evidente.L’embargo infatti non fu mai applicato alle raffinerie ubicate sulla costa occidentale degli Stati Uniti,per tanto è lecito concludere che l’osannato isolamento del Giappone fosse solo u na manovra politica di facciata.A dispetto dei proclami formali,la Casa Bianca si adoperò dietro le luci dei cronisti per sostenere le capacità belliche Guappo nesi.Lo scopo era quello di prepararlo all’imminente conflitto già in agenda dei poteri forti.Un assunto questo che,per quanto possa apparire assurdo a chi ha sempre creduto alla favola dell’imperialismo americano(o viceversa ha ripo sto la massima fiducia nei metodi democratici dell’amministrazione USA),non solo risponde al vero,ma dimostra come l’opinione pubblica sia stata sempre spu doratamente manipolata.Il console generale giapponese rassicurò infatti il suo governo che al di là dei proclami formali,Roosevelt e il suo esecutivo,stavano chiudendo un occhio sui rifornimenti“americani”affermando letteralmente: “Tutti i nostri permessi di esportazione sono stati garantiti.Le agenzie america ne da cui acquistiamo il petrolio procedono e stabiliscono accordi soddisfa centi con le autorità governative di Washington”L’alto funzionario diplomatico giapponese specificò inoltre che era riuscito ad acquistare una miscela specie le di petrolio greggio eludendo facilmente i divieti imposti con l'embargo.Nel messaggio segreto poi cifrato,compare dettagliatamente la portata dell’acqui sto;44. 000 tonnellate(ben 321.000 barili)dall’Associated Oil Company.Peraltro il dispaccio diplomatico terminava concludendo:“I rivenditori di petrolio ameri cano della zona di San Francisco che vendono alla Mitsui e alla Mitsubishi,dei quali il principale è l’Associated Oil Company,credono che non ci sarà alcuna difficoltà nel continuare la spedizione di comune carburante al Giappone”.Allo storico cablogramma diplomatico,fanno poi da inquietante contorno le regi strazioni militari USA a proposito delle rotte di carico e scarico regolarmente ef fettuate dalle petroliere dirette in Giappone.E poiché,i servizi informativi ameri cani monitorarono costantemente i movimenti delle navi da trasporto giappo nesi-su esplicito ordine della Casa Bianca-,è legittimo supporre che Roosevelt, non poteva non sapere cosa stava realmente accadendo.Le navi con il prezio so carico di oro nero americano erano dirette verso il deposito petrolifero di Tokuyama.E solo nel periodo compreso tra il luglio 1940 e l’aprile 1941 risulta accertato che i rifornimenti petroliferi“americani”ammontarono a quasi 9.200. 000 barili.Tutte le rotte degli approvvigionamenti giapponesi vennero intercet tati e schedati dai radiogoniometri militari americani dalla Stazione SAIL,il cen tro di controllo del Navy’s West Communication Intelligence Network(sistema dei servizi informativi di comunicazione della costa occidentale della Marina USA,WCCI)ubicata vicino Seattle.Gli impianti radio della Mackay Radio & Tele graph,Pan American Airways,RCA Communications e Globe Wireless forniro no ulteriori preziose informazioni.L’ampio ed efficientissimo sistema di monito raggio USA si estendeva lungo tutta la costa occidentale,da Imperial Beach in California sino a Dutch Harbor in Alaska.In conclusione quindi,i servizi infor mativi e il Presidente dovevano sapere perfettamente che la maggior parte del petrolio giapponese proveniva dall’impianto di raffinazione californiano della Associated Oil Company di Port Company.Un continuo andirivieni di navi da trasporto portò infatti il prezioso carburante direttamente a Tokuyama,la prin cipale base di rifornimento della flotta militare giapponese.Qualcuno però si ac corse per tempo di quanto stava effettivamente avvenendo dietro le verità uffi ciali e denunciò il fatto pubblicamente.Così,accadde che proprio mentre Ro osevelt si dava affanno nell’apparire un Presidente pacifista dinanzi alla Nazio ne,il deputato del Missouri Philip Bennet rilasciò la seguente eloquente dichia razione:“…..Ma i nostri ragazzi non verranno mandati all’estero,dice il Presi dente.Sciocchezze,signor Presidente;già ora si sta provvedendo a preparargli le cuccette sulle nostre navi da trasporto.Gia ora i cartellini per l’identificazio ne di morti e feriti vengono stampati dalla ditta di William C. Ballatyne & Co.di Washington”.E anche se all’epoca dei fatti tale affermazione“fuori dal coro”di P.Bennet passò quasi completamente inosservata,le indagini storiche del do poguerra gli hanno conferito pienamente ragione.Roosevelt,come tutti i politici a cui è stato consentito l'accesso alle“stanze dei bottoni”,non fece altro che obbedire alle direttive dell’alta finanza,ovvero,ottemperò scrupolosamente agli ordini degli“invisibili”magnati a cui i popoli pagano il debito pubblico attraver so le tasse.Illuminante in tal senso,l’amara considerazione personale di Curtis Dall,il genero di F.D.Roosevelt:“Per molto tempo pensai che(Roosevelt) ...aves se nutrito molti pensieri e progetti a beneficio del suo paese,gli USA.Ma non e ra così.La maggior parte dei suoi pensieri,le sue“cartucce”politiche,per così dire,erano state attentamente fabbricate per lui dal Consiglio sulle relazioni e stere/Gruppo finanziario per un mondo unito(CFR= Rockfeller,Rothschild & co–specificaz.Del l'autore.).Brillantemente e con grande slancio,come fossero un bel pezzo d'artiglieria,egli sparò quelle“cartucce”prefabbricate in mezzo a un bersaglio inaspettato,il popolo americano,e così comprò e confermò il suo rapporto politico internazionalista”.E a dispetto di ciò che continua ad afferma re la storia patinata della versione ufficiale,non rimane quindi che svelare chi e rano e che intenzioni avevano i potenti“consiglieri”di F.D.R.che tanto ascen dente avevano su di lui….

Un accenno alla regia occulta

Dietro i protagonisti ufficiali della storia che abbiamo studiato nelle c.d. “scuo le”dell’obbligo,operano senza mai apparire,i membri e i programmi della vera casta di comando,i c.d.“poteri forti”.Una elite di persone che gestisce il potere da padre in figlio e che da secoli tiene letteralmente sotto controllo l’economia (e quindi anche la politica delle nazioni).Sono i proprietari esclusivi delle ban che centrali,delle assicurazioni,dei monopoli energetici,dell’industria e dei grandi canali d’informazione.I suoi rappresentanti non si riconoscono realmen te in alcuna specifica nazionalità poiché si ritengono al di sopra di qualunque di essa,con siderandosi a tutti gli effetti i veri signori del mondo.Ed ecco a tal proposito cosa ebbe a dichiarare già nel lontano 1733,un illustre esponente dei grandi casati finanziari che oggi possiedono letteralmente le banche centra li,il finanziere Amschel Mayer Bauer Rothschild(capostipite dell’impero Roths child):“La nostra politica è quella di fomentare le guerre,ma dirigendo confe renze di pace,in modo che nessuna delle parti in conflitto possa ottenere gua dagni territoriali.Le guerre devono essere dirette in modo tale che le Nazioni, coinvolte in entrambi gli schieramenti,sprofondino sempre più nel loro debito e,quindi,sempre più sotto il nostro potere”.Dal quel remoto 1733 però,il tempo non sembra essere passato invano e gli strumenti dei manipolatori sono stati affinati.Nella storia contemporanea sono sorte infatti vere e proprie istituzioni paragovernative che lavorano a porte chiuse per realizzare i programmi di do minio dell’alta finanza.E come intuito da Curtis Dall,una di queste moderne or ganizzazioni che maggiormente diresse l’operato di Roosevelt è il CFR(Council on Foreign Relations).Una sedicente organizzazio ne“filantropica”fondata nel 1921,con il finanziamento della famiglia Rockefeller.Alla costituzione del CFR parteciparono 650“eletti”,“il Gotha del mondo degli affari"e suoi membri di spicco furono sempre all’ombra del Presidente americano di turno.Ed è quindi proprio a costoro che si deve attribuire la vera paternità del protocollo McCol lum.In qualità di ministro della guerra di Roosevelt ad esempio,agiva in“prima linea”Henry Stymson,un personaggio che“guarda caso”era anche uno dei membri fondatori del CFR.Il suo coinvolgimento nel piano di provocazione, emerge chiaramente dalle righe del suo stesso diario:“Affrontiamo la delicata questione di come realizzare una schermaglia diplomatica che faccia apparire il Giappone dalla parte del torto e gli faccia compiere,scopertamente,il primo passo falso”.E sempre a tal proposito,lo scrittore George Morgenstern,ha pub blicato il libro “Pearl Harbor,The Story Of The Secret War”in cui è stato esau stivamente documentato come il Giappone venne trascinato in guerra dalla strategia d'azione dei membri del CFR.Poiché come noto,a molte guerre corris pondono molti soldi e infinito potere per gli oscuri signori dell'alta finanza.Una volta conclusi i conflitti,saranno infatti sempre loro a decidere le condizioni di riparazione della nazione di turno che è stata messa in ginocchio.Ai popoli di entrambe le parti belligeranti invece,non resterà che l’amaro compito di leccar si le ferite tra un camposanto e l'altro,aspettando di sapere quanto dovranno pagare per le spese di guerra(“vinta”o persa che sia).Con l’ingresso dell’Ame rica nel secondo conflitto mondiale avvenne infatti un colossale trasferimento di ricchezza dalla casse pubbliche a quelle private;Il bilancio federale USA a ca vallo del decennio 1930-1939 era di “appena”8 miliardi di dollari l’anno,nel 19 45 invece,il debito per sostenere la guerra fece impennare i grafici contabili fi no 303 miliardi di quota.Il costo globale del conflitto (nei soli termini economici) sostenuto dagli americani,fu ufficialmente di 321 miliardi di dollari,più del dop pio di quanto il governo federale aveva“scucito”ai contribuenti nei 152 anni di storia che vanno dal 1789 al 1941.Gli eventi bellici peraltro,non rappresentano solo il grande business dei banchieri,ma sono anche un subdolo ed efficacissi mo strumento di azione politica.Vengono infatti concepiti a tavolino come for midabile pretesto per instaurare a guerra finita,gli assetti politici e sociali a loro più congeniali.Si muovono a piccoli passi per realizzare il progetto secolare del“nuovo ordine mondiale”.Uno scopo che del resto trapela esaustivamente dalle stesse parole pronunciate da James Warburg(insigne esponente dei pote ri forti)solo pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale:"Che vi piac cia o no,avremo un governo mondiale,o col consenso o con la forza".Tra gli al tri invisibili personaggi della storia che“suggerirono”a Roosevelt gli obiettivi da raggiungere durante la sua presidenza,compare il nome eccellente di Ber nard M. Baruch. Un illustre membro dell’alta finanza e del CFR che presiedette al Comitato delle industrie belliche durante la Prima guerra mondiale e che poi negoziò anche le condizioni delle riparazioni tedesche nel trattato di Versail les.La sua autorevolissima voce venne sempre e perentoriamente ascoltata dai presidenti americani.Nato in Texas nel 1870 da un agiatissimo esponente del Ku Klux Klan,l'ultra miliardario Bernard Mannes Baruch divenne il “consi gliere”di ben sei presidenti USA.Dal massone Woodrow Wilson(1912)al mass ne Eisenhower(1950),fu sempre lui ad esempio a “persuadere”il Presidente Wil son circa la necessità di coinvolgere l’America nella prima guerra mondiale.E persino la creazione di un organo governativo volto esclusivamente a sostene re lo sforzo bellico americano fu una sua idea.Nulla di strano quindi se al nuo vo ente vennero conferiti ampi poteri speciali nella pianificazione della produ zione industriale.Come del resto è naturale,che a capo di esso finì per essere nominato proprio lui,Bernard Baruch,il mentore del Presidente.Una volta al co mando del “War Industry Board”, tutte le commesse relative al materiale belli co e logistico passarono nelle sue mani,dagli stivali ai mezzi corazzati.Affari d’oro che non si limitarono agli approvvigionamenti americani ma che si este sero in buona misura anche agli ordinativi degli altri eserciti alleati.E come denunciò nel 1919 dalla Commissione Investigativa del Congresso(guidata dal senatore W. J. Graham)che indagò sui profitti che quell’organo rese possibili, si trattò di:“un governo segreto…sette uomini scelti dal Presidente hanno con cepito l’intero sistema di acquisti militari,programmato la censura sulla stam pa,creato un sistema di controllo alimentare…dietro porte chiuse,mesi prima che la guerra fosse dichiarata”.

In seguito,fu possibile ripetere tale collaudato“modus operandi”grazie ai “con sigli”che Baruch diede al presidente F. D. Roosevelt,nella guerra contro Hitler: questa volta però l’organo pianificatore si chiamò War Production Board.A diri gerlo venne nominato Harry Hopkins,un uomo di fiducia del signor Baruch.

La decriptazione dei codici giapponesi

Tornando alle circostanze militari che condussero all’attacco di Pearl Harbor, già a partire dall’ultima settimana del settembre 1940,un esperto team di critto grafi americani riuscì a decodificare entrambi i principali codici segreti utilizza ti dai Giapponesi.Tutte le comunicazioni diplomatiche riservate vennero quindi tradotte con il “codice Purple”mentre i dispacci militari nipponici segreti pote rono essere interpretati con il codice“Kaigun Ango”in tempi sufficientemente brevi.La riuscita decodificazione dei codici però,venne mantenuta nel massi mo riserbo anche tra le stesse autorità militari USA,in quanto,come anzidetto, si fece in modo che i dispacci dei servizi informativi giungessero direttamente al Presidente.Le reali potenzialità dell’intelligence USA vennero“a galla”solo più tardi, grazie alle rivelazioni del contrammiraglio Royal Ingersoll,assistente capo delle operazioni navali.Egli spiegò infatti che già prima di Pearl Harbor i servizi informativi americani erano in grado di scoprire in anticipo la strategia navale di guerra e le operazioni tattiche del Giappone.Una verità esplosiva do cumentata da una lettera scritta il 4 ottobre 1940 e indirizzata da Ingersoll ai due ammiragli James Richardson e Thomas Hart.La missiva,estremamente chiara e dettagliata,precisava che la marina americana iniziò il rilevamento dei movimenti e delle posizioni delle navi da guerra giapponesi nell’ottobre 1940: “Ogni spostamento rilevante della flotta dell’Orange(che nel codice USA signifi cava Giappone)è stato previsto ed è disponibile un flusso continuo di informa zioni riguardanti le attività diplomatiche dell’Orange”Peraltro come vedremo,i giapponesi,furono protagonisti di talmente tanti errori madornali nell’effettuare le loro comunicazioni riservate,che diventa davvero difficile poi riuscire a cre dere nella versione ufficiale dell'attacco a“sorpresa”.L'ammiraglio giapponese Yamamoto infatti,ruppe imprudentemente il silenzio radio il 25 novembre 19 41.I messaggi in questione ordinavano alla 1°flotta aerea di prendere il volo il 26 novembre dalla base di Hitokappu per dirigersi in acque Hawaiiane e attac care così la flotta americana all'ancora di Pearl Harbor.Precisò addirittura latitu dine e longitudine della rotta da percorrere.Come noto,l’attacco venne poi ri mandato al 7 dicembre,ma ciò non toglie che i servizi informativi americani sa pessero ormai quali fossero le reali intenzioni giapponesi.E come minimo,la ba se di Pearl Harbor avrebbe dovuta essere stata posta in stato di allerta.Ma ec co qui di seguito riprodotto il testo letterale dei due messaggi intercettati dai servizi informativi americani:

1) “Il 26 novembre l'unità operativa,mantenendo strettamente riservati i suoi movimenti, deve lasciare di Hitokappu e giungere al 42° di latitudine nord per 170°di longitudine est nel pomeriggio del 3 dicembre e completare velocemen te il rifornimento”.

2) “L'unità operativa,mantenendo strettamente riservati i suoi movimenti e po nendo estrema attenzione a sottomarini e velivoli,deve avanzare in acque Ha waiiane e alla vera apertura delle ostilità attaccare la forza principale degli Stati Uniti alle Hawaii infiggendole un colpo mortale(neretto dell’autore).Il primo at tacco aereo è previsto per l'alba del giorno X.La data esatta sarà forni ta in un ordine successivo.Una volta completato l'attacco aereo,la forza operativa, man tenendo una stretta collaborazione e prestando attenzione al contrattacco ne mico,dovrà abbandonare velocemente le acque nemiche e fare rotta verso il Giappone.Se i negoziati con gli Stati Uniti avranno esito positivo,l'unità operati va dovrà essere pronta a tornare immediatamente a radunarsi”.Parados salmente però,solo gli uomini di fiducia del Presidente erano stati autorizzati a seguire l’evoluzione della crisi con il Giappone.Ed è probabilmente proprio per tale motivo che quel fatidico 7 dicembre 1941,il “miracolato” ammiraglio Ander son(ex direttore dei servizi informativi e stretto collaboratore di Roosevelt) sopravvisse indenne all’attacco.Egli infatti,al momento dell’incursione aerea non si trovava a bordo di nessuna delle sue navi da guerra,ma al sicuro nella sua tranquilla residenza di Diamod Head.Per un’altra“strana”ironia della sorte, la stazione di monitoraggio americano delle Hawaii (la c.d.stazione cinque) era proprio uno dei principali centri d’intercettazione dei messaggi in codice Pur ple giapponesi.E ciononostante,la strage non poté essere evitata,poiché,come già ampiamente chiarito,i messaggi giapponesi,una volta decriptati venivano inviati direttamente al Presidente,senza passare quindi per l’alto comando loca le.Una circostanza per così dire“anomala”che fece da preludio al sacrificio u mano di migliaia di americani.A denunciare le“stranezze”della catena informa tiva ci sono le proteste documentate e archiviate dell’ammiraglio Kimmel.Il qua le,al sopraggiungere della primavera del 1940,si rese conto di essere stato ta gliato fuori dal servizio informativo.

A provarlo c’è la sua richiesta del 18 febbraio 1940 rivolta all’ammiraglio Stark per ottenere che venisse nominato un responsabile dei servizi a cui fare capo per risolvere la “confusione”.Lo scopo di Kimmel naturalmente,era quello di ot tenere che qualche ufficiale qua lificato gli facesse pervenire i rapporti di natu ra segreta senza “malintesi”.La risposta di Stark però,arrivò solo dopo un me se circa,esattamente il 22 marzo.In essa veniva perentoriamente affermato quanto segue:“I servizi segreti della Marina sono pienamente consapevoli del la loro responsabilità di tenervi adeguatamente informato”.Ma siccome Kim mel fino a quel momento non aveva mai ricevuto alcuna informazione “sensibi le”,dovette prendere atto che si trattava solo di rassicurazioni del tutto formali. In sostanza era stato totalmente escluso dal circuito informativo per ordini che potevano provenire solo dalla Casa Bianca.Tuttavia,cosciente della gravità del pericolo che correva la sua flotta,decise comunque di esercitare nuove pres sioni ufficiali.E dopo aver atteso invano un cambiamento della situazione fino al 26 maggio 1940,inviò una ulteriore richiesta direttamente ai servizi informa tivi.Il messaggio recitava quanto segue:“Informare immediatamente il coman dante in capo della flotta del Pacifico di tutti gli sviluppi importanti attraverso i mezzi più rapidi a disposizione(ibidem).Nel cablogramma,l’ammiraglio sottoli neò persino che la sua esigenza di essere tempestivamente informato,era da ritenersi un“principio militare cardine”(ibid p.58).Ma anche quest’ultimo tenta tivo si rivelò vano,e al termine del luglio 1941 Kimmel poté constatare amara mente,di essere stato ormai definitivamente escluso dall’intelligence.Alla fine della guerra Kimmel dichiarerà infatti:“Non comprendo e non comprenderò mai perché io sia stato privato delle informazioni disponibili a Washington” (ibid p.57).Dalla testimonianza dell’ammiraglio che fu il comandante in capo del la flotta nel Pacifico,si può quindi ragionevolmente concludere che il popolo americano e la maggior parte dei suoi alti ufficiali venne tenuta completa men te all'oscuro dei reali retroscena che determinarono la guerra.Le registrazioni, le testimonianze e i documenti che lo rivelano vennero tutte“incredibilmente” i gnorate dalle varie indagini che si svolsero tra il 1941 e il 1946 fino agli accer tamenti congressuali del 1995.Ma le prove di una cospirazione a danno delle nazioni ci sono e aspettano solo di trovare udienza nei circoli mediatici di mas sa.Ambedue i messaggi di Yamamoto che ordinarono l’attacco su Pearl Harbor ad esempio,sono riportati testualmente nei libri scritti da alcuni ufficiali della Marina americana come:“Pearl Harbor”del vice-ammiraglio Homer N.Wallin e in“The Campaigns of The Pacific War”redatto dalla Divisione analisi navali del rilevamento bombardamenti strategi ci degli Stati Uniti.Peraltro la stazione"H" dei servizi americani,intercettò e decriptò almeno altri 13 messaggi "sensibili"

di Yamamoto,il cui testo è curio samente risultato mancante dagli archivi della Marina.Sappiamo comunque per certo che furono trasmessi con il segnale di radio-chiamata RO SE 22 tra le 13.00 del 24 novembre e le 15.54 del 26 novem bre, appena una decina di giorni prima dell’attacco giapponese (ibid p.66).Tutti i documenti originali in questione erano stati ceduti nel 1979 agli archivi nazio nali del Presidente Jim my Carter.L'indagine ufficiale del Congresso,concluse invece che i servizi di spionaggio americano,“persero contatto”con le navi giapponesi nei giorni precedenti all’attacco(ibid p.67),in quanto queste, aveva no scrupolosa mente mantenuto il silenzio radio…Ma a smentire la versione uf ficiale esistono anche altre prove schiaccianti come le registrazioni dei servizi informativi olandesi.Dalla disamina di queste infatti,è stato appurato che gli am miragli al comando delle navi da guerra giapponesi,violarono il silenzio radio rimanendo costantemente in contatto con Tokyo (ibid p.67).E quindi, tanto la loro posizione quanto le loro intenzioni furono necessariamente captate duran te tutti i 25 giorni che vanno dal 12 novembre al 7 dicembre 1941,cioè sino alla data del fantomatico attacco a “sorpresa”.Peraltro uno dei messaggi intercetta ti il 18 novembre venne addirittura inviato“in chiaro”e in caratteri latini,quindi interpretabile anche senza codici.Pertanto,la testimonianza del generale olan dese Heinter Poorten,smentì palesemente la versione ufficiale della commissio ne d’inchiesta.Egli,infatti non esitò a confermare che anche i suoi crittografi della“Kamer 14”(ibidem)possedevano prove che di mostravano una minaccio sa concentrazione di navi giapponesi nei pressi delle isole Curili già alcuni giorni prima dell'attacco di Pearl Harbor.Il resoconto rilasciato dall’ammiraglio Harold Stark davanti alla Commissione con gres suale del 1945-6 attesta poi inequivocabilmente che quest’utlimo,al contrario dell’ammiraglio Kim mel,era stato informato del massiccio raduno giapponese nella baia di Hottokappu prima del 7 dicembre 1941.E come accertò ancora una indagine congressuale del 1945, il 3 dicembre 1941(quindi 4 giorni prima dell'attacco giapponese), fu rono intercettati e decifrati altri mes saggi che svelavano( a chi ancora non lo a vesse capito)la decisione giapponese di dichiarare la guerra agli Stati Uniti con un colpo di mano.Anche le registrazioni originali di questi messaggi però, “spa rirono miste riosamente”dagli archivi della Marina (ibidem):in ultima anali si,la commissione unica con gressuale d'indagine sull'attacco a Pearl Harbor cercò solo di insabbiare le prove del complotto contro le nazioni."Ieri,7 Dicembre,da ta che resterà simbolo di infamia,gli Stati Uniti d'America sono stati improvvisa mente e deliberatamente attaccati da forze aeree e navali dell'impero giappo nese...".

F.D.Roosevelt nel discorso alla Nazione dell'8 dicembre 1941

Analizzato lo scenario su altri simili”incidenti”creati ad arte dagli stessi Usa per imporre la”loro guerra”ed in particolare della”truffa storica di Pearl Har bour”andiamo ad analizzare i reali scenari del 11 settembre e cercare di capire chi li aveva già descritti prima che si avverassero.

(CONTINUA)2